“Pio Baldelli” di Gianni Quilici

di Gianni Quilici

Le sue lezioni al Magistero erano affollatissime. Perché erano un evento. E l’evento era, innanzitutto, lui: Pio Baldelli. La sua capacità di essere anche spettacolo.

Baldelli, infatti, non era soltanto l’insegnante, era, soprattutto, l’artista, che riusciva a creare, attraverso la parola, una tensione intellettuale fortissima. Una parola mai convenzionale, casuale, ma energica, elegante, precisa, metaforica e secondo le esigenze appassionata, sarcastica, velenosa; una voce potente, chiara e modulata da un ritmo musicale che ne conosceva i cambiamenti, le toccate e le fughe, secondo un’arte retorica, si intuiva, studiata e consumata. Soprattutto poteva fare affermazioni coraggiose, spregiudicate, provocatorie per il potere o per i poteri, esponendosi in prima persona, perché ciò che diceva era sempre documentato, analizzato, elaborato.

Non stupisce quindi che la cultura di massa dell’informazione televisiva e cartacea abbia sostanzialmente ignorato la sua morte; ciò che mi ha sorpreso è la convenzionalità con cui, anche i giornali della sinistra, l’hanno accolta. L’unico articolo da me letto (considerando anche il Web), che un po’ rimanda alla grandezza di Baldelli è apparso (solo) su l’Unità regionale toscana a firma di Omar Calabrese.

Ma ciò che è più sconcertante (per me) è il silenzio su Pio Baldelli critico cinematografico, perché è forse questo il lascito più grande e duraturo del suo patrimonio di studioso a tutto campo.

Aggiungo che non mi stupisce: Baldelli da tempo è ignorato dalla critica giovane e meno giovane. Difficile trovare in un libro di cinema uscito in questi anni una citazione, una presenza nelle bibliografie, anche quando si ragiona su film e registi da lui studiati.
Perché? La risposta estremamente schematica è: molta della critica, oggi come ieri, o è impressionistica (si basa su considerazioni così poco motivate dal testo da essere facilmente rovesciabili) oppure di tipo ideologico-filosofico (un tempo il condizionamento era politico).

Baldelli, invece, è stato uno studioso meticolosissimo dell’intero corpo filmico o di qualsiasi altro oggetto di meditazione preso in esame ed insieme un critico militante, che ha esplorato nella teoria e nella pratica forme e contenuti di un cinema e, più in generale, di un’informazione altra (rileggersi le pagine illuminanti del suo libro più famoso Informazione e contro informazione (mazzotta editore). La sua disamina di un film è sempre stata molto documentata (genesi di un’opera e suoi propositi e difficoltà, panorama critico) e geniale, perché sapeva cogliere, con una prosa molto visiva, la forza, ma anche le cadute e le ragioni estetiche, culturali di ciò.

Basta leggersi i suoi libri Luchino Visconti, Roberto Rossellini e in Cinema dell’ambiguita I e II, ciò che scrive su Antonioni e Bergman per accorgersi di quanto siano poco confutabili le critiche, che già allora rivolgeva a film celebrati, di cui pure riconosceva la grandezza come, per citare alla rinfusa, Rocco e i suoi fratelli, Francesco giullare di Dio, La dolce vita o le acutissime osservazioni anche sociologiche di un film abilissimo, ma sopravvalutato come Per un pugno di dollari.

Per questo riscoprire Pio Baldelli è anche ripensare la critica, il cinema e la sua storia,
è ripubblicare la sua opera e quella parte, credo considerevole, rimasta nei cassetti.
* da La linea dell’occhio 54

BIOGRAFIA
Pio Baldelli (Perugia, 1923 – Firenze, 20 giugno 2005) è stato uno scrittore e giornalista italiano, teorico della comunicazione di massa, pioniere in Italia del concetto di controinformazione.
E’ allievo di Aldo Capitini. Si trasferisce da Perugia a Firenze nei primi anni ’70, occupando la cattedra di storia del cinema all’Università degli Studi di Firenze. Lega il proprio nome a innumerevoli volumi di critica del cinema e argomenti sociali e culturali.

L’opera più importante è “Informazione e Controinformazione” (1972), testo che risale al momento in cui diviene docente di teoria e tecnica delle comunicazioni di massa. Baldelli diviene un punto di riferimento per i giovani del cosiddetto Movimento Studentesco. Teorico della non-violenza, del pacifismo, accetta di diventare direttore responsabile del periodico Lotta Continua (alla cui organizzazione non sarà mai affiliato)[1].

Per tale periodico, scrive articoli in difesa dell’anarchico Pinelli; articoli per i quali viene denunciato dal commissario Calabresi[1]. Baldelli approfondisce gli studi sui rischi legati ai grandi mezzi di comunicazione e, proprio su queste basi, decide di sposare la causa delle prime radio e televisioni private; per questa ragione decide di concedere la propria firma di giornalista o anche di accettare la direzione responsabile di alcune testate fiorentine, come Controradio, D.E.A. e DEApress[1].

Tra il 1980 e il 1983 è deputato eletto nelle file del Partito Radicale.

Opere

* Sociologia del cinema. Pubblico e critica cinematografica. 1963.
* Film e opera letteraria. 1964.
* I film di Luchino Visconti. 1965.
* Comunicazione audiovisiva e educazione. 1967.
* Politica culturale e comunicazioni di massa. 1968.
* Cinema dell’ambiguità. 1969.
* Cinema e lotta di liberazione. 1970.
* Educazione e cinema. 1970.
* Informazione e controinformazione. 1972. Riedito come Informazione e controinformazione. Ediz. integrale. Stampa Alternativa, 2006. ISBN 9788872269190.
* Roberto Rossellini. 1972.
* Luchino Visconti. 1974.
* Charlie Chaplin. 1977.
* Cybercomunicazioni e spazi pubblicitari. 1993.
* Nuovi alfabeti e scuola analfabeta. Tempi di cambiamento: verso il 2000. 1994.
* Mass media e violenza. 1996.

roberto costa said,

Aprile 3, 2009 @ 11:47

Ricordo con affetto le lezioni di teoria e tecnica delle comunicazioni di massa di Pio Baldelli alla Facoltà di Magistero a Firenze, lezioni in cui spaziava a 360 gradi, dalla musica popolare alla politica. Memorabili le sue classificazioni dei vari politicastri italiani e il racconto del suo incontro, anzi scontro con Craxi nel transatlantico di Montecitorio, quando il tracotante pronunciò:”Baldelli me la pagherai!”. Per una volta almeno nella storia ha poi pagato invece chi doveva pagare davvero. E poi quel giorno – non mi ricordo quale delle infinite guerre era cominciata – Pio arrivò a lezione – per qualche problema facemmo lezione in corridoio! – e aprì leggendo una filastrocca di Gianni Rodari sui bambini del mondo…

silvana grippi said,

Aprile 29, 2009 @ 15:21

….Isabella è stata la sua dolce compagna fino alla fine dei suoi giorni.Chi come me ed altri (pochi amici) ha vissuto con lui negli ultimi anni della sua vita…conosce il problema della sua solitudine e come egli fu negato dalla storia fiorentina per non essere stato massone, autoreferenziale e tronfio come i suoi colleghi docenti. Pio Baldelli nella sua vita fu un docente emerito, grande critico cinematofico e disse sempre ciò che pensava: schietto, sincero e molto critico.
Ebbe tanti nemici ma anche molti amici.
Silvana Grippi

Paolo Turchi said,

Gennaio 9, 2012 @ 21:01

Sono stato uno studente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze dal 1972 al 1976 e in quegli anni Pio Baldelli teneva un corso di “Comunicazioni di massa”. Un professore di quelli rari, lucido, puntuale, che ti proponeva una lettura delle opere difficilmente confutabile, “rivoluzionario” in ciò che sosteneva e nei modi in cui lo faceva; sempre dalla parte di chi era in difficoltà. Lo seguivamo anche alle lezioni che teneva a Magistero: affollatissime; “Il settimo sigillo”, “Ossessione”, “Il grido”, “Il cinema sperimentale”… poi te lo ritrovavi di fianco alle manifestazione studentesche. Era il professore che diventava anche maestro.

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