Mostra del nuovo cinema di Pesaro: Vittorio De Seta

59° MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA DI PESARO: PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL MAESTRO DEL DOCUMENTARIO VITTORIO DE SETA

di Mimmo Mastrangelo

          “Sono arrivato al cinema piuttosto tardi. La mia è stata una passione maturata lentamente…”. Difatti per Vittorio De Seta (Palermo 1923- Sellia Marina 2011) la prima esperienza su un set fu a quasi trent’anni da aiuto-regista (e co-sceneggiatore) nel film “Vacanze d’amore” (1952) di Jean Paul Le Chanois.

        Due anni dopo esordì con tre corti “Pasqua in Sicilia”, “Lu tempu di li pisci spata” e “Isole di fuoco ”. Con quest’ultimo, premiato al Festival Cannes, il cinema italiano vide salire alla ribalta un autore che, per il taglio indagatore, la vena stilistica, il senso della composizione realistica, andrà affermandosi tra i più grandi documentaristi di ogni tempo.

        Con De Seta il documentario non sarà più fratello minore del film a soggetto, ma acquisirà un’identità di “cinema-cinema” a tutti gli effetti. Tant’è che qualche critico accosterà i lavori di De Seta – girati insieme alla moglie Vera -a quelli di Visconti giacché ritenuti dei melodrammi (immuni da calligrafismo) sulle condizioni di povertà della gente del suo Sud.

         “Sulfatara”, “Contadini di mare”, “Pescherecci” furono altri docu-corti che fecero conoscere il regista siciliano pure all’estero, successivamente, senza mai distaccarsi dai canoni estetici del “cinéma-vérité”, realizzò anche film a soggetto come “Banditi a Orgosolo” (1961), “Un uomo a metà” (1966) e per la tv “Diario di un maestro” (1972), che può essere considerato il suo capolavoro, visto da 10 milioni di italiani ed ispirato ai metodi di insegnamento di Albino Bernardi.

         Racconta le difficoltà incontrate in una scuola elementare della periferia romana da un giovane insegnante interpretato dall’eccezionale Bruno Cirino, uno dei più bravi attori della sua generazione, purtroppo scomparso nel 1981 a soli 45 anni.

        Quest’anno si celebra il centenario della nascita di De Seta, per la ricorrenza la 59° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (17-24 giugno) del direttore Pedro Almocida dedica una tavola rotonda e rispolvera negli otto giorni della rassegna “Quando la scuola cambia”, una serie che venne proposta dalla Rai nel 1978 e con cui, sulla scia di “Diario di un maestro”, si cercò di portare all’attenzione del Paese delle scuole che adottavano metodi di formazione ed apprendimento integrativi alla normale didattica.

        Pur non riscuotendo il seguito di pubblico di “Diario di un maestro”, le quattro docu-inchieste fecero presa tra gli addetti ai lavori, generando un costruttivo dibattito su una scuola che, sebbene avesse bisogno di cambiamenti, ancora nessuno si azzardava ad immaginarla in un’azienda.

        Nel primo dei docu-film, “Partire dal bambino” si incontra il noto maestro elementare e pedagogo Mario Lodi e la sua scolaresca di Vho (Cremona ) che fanno del tempo dell’apprendimento esercizio di libertà e formazione alla cittadinanza. In “Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua” è protagonista un insegnante di un paese del tarantino di origini arbëresh che in orari extrascolastici fa conoscere ai suoi alunni la lingua e costumi della tradizione.

        Ne “I diversi”, invece, lo sguardo di De Seta è rivolto alle attività che dei bambini disabili (ma il termine in uso nel docu-film è “handicappati”) svolgono in un centro psico-pedagogico di Cutrofiano (Lecce).

         Infine “Lavorare non stanca” è una zoomata sul tempo pieno adottato in un istituto del milanese che vede tra le classi una forte presenza di “figli di famiglie del Meridione”. Quattro lavori che rivederli oggi potrebbero apparire del tutto datati, ma non è così, anche perché l’occhio di De Seta si conferma lucido e sensibile nell’intagliare, tra testimonianze e forma, un funzionale livello di comunicazione.

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