“The Fablemans” di Steven Spielberg

The Fablemans, ovvero la favola zoppa

di Silvia Chessa

        A caldo, appena visto, ho voluto tacere per evitare di cadere nel tranello emotivo della delusione..ma..a distanza di tempo, posso dirlo con pacatezza.
Che delusione Steven Spielberg.
Poteva osare e non l’ha fatto.
Rimane nel suo, in superficie, cattura ma non scuote. Non abbandona la sua zona comfort neppure stavolta..

         Mi aspettavo ben altro da un talento del suo spessore, con le le sue risorse e possibilità di ogni tipo.. soprattutto visto che, finalmente, si era spostato dalla fantascienza per aprire le tendine della sua personale ed intima biografia.. attingendo anche a temi seri – quali il razzismo, le nevrosi, il tradimento, la famiglia.. il potere del cinema di stravolgere e cambiare la realtà..!- tutte cose che sfiora ma non scolpisce nè approfondisce con passione..

       Parla della sua famiglia, padre madre e amico intimo dei genitori, con l’occhio dell’entomologo ricercatore attento e un tantino distaccato.
Pare che li studia e li osserva al fine di farci una tesi di laurea oppure un bell’album di primi piani.
Non scende nel vivo, non tocca le visceri.
Nè si sporca le mani.

       Invece ci “regala”, di tanta materia intravista, un film prolisso e spesso didascalico – mancano solo i sottotitoli per spiegarci le cose più ovvie e qualche disegnino per i più tardi di comprendonio-
al punto da risultare prevedibile e tedioso..tanto che ti verrebbe da dirgli: “ma stai parlando ancora di Et e di dinosauri, o l’hai capito che stai, finalmente!, parlando di esseri umani e ti stai rivolgendo ad altri umani, noi pubblico, magari anche intelligenti e perspicaci, Steven??!”
Un vero peccato..!!

       Passabile come film da vedere ma fallito come film da rivedere e conservare nella ludoteca del cuore.
Insomma, caro Spielberg, grazie per questo documentario sociologico tipo puntata di Piero Angela, sui viventi ed i loro usi e costumi, ma preferivamo un vero film.
Bocciato!

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