” Perugino: Rinascimento immortale” di Giovanni Piscaglia
Posted by admin on Aprile 4th, 2023
REALIZZATO PER IL CINQUECENTENARIO
DELLA MORTE DEL GRANDE PITTORE. UMBRO….
di Mimmo Mastrangelo
Nelle opere di Pietro Vannucci – meglio conosciuto nel Perugino – la gestualità, il dinamismo dei corpi è coreografia.
Non a caso lo storico e critico Cesare Brandi ha riconosciuto che in Perugino “la pittura è aria e danza”. Una danza che ha una portata lunga da ispirare persino gli artisti di oggi: difatti nel docu-film di Giovanni Piscaglia, “Perugino. Rinascimento immortale” si vede Virgilio Sieni imitare col movimento del proprio corpo la gestualità delle figure dipinte dall’ artista umbro nell’affresco de “L’ultima cena”, conservato nel Convento del Fuligno a Firenze.
Il coreografo fiorentino, dopo uno studio, ha tradotto in danza gli archetipi della pittura del Perugino non per “incarnare un tableau”, ma per accumulare in sé le energie “inedite, inaspettate, rivoluzionarie” dell’affresco. Le sequenze con Virginio Sieni sono tra le più suggestive del docu-film di Piscaglia, prodotto da Ballandi per il cinquecentenario della morte del pittore umbro. Il quale tra la fine del quattrocento e i primi del cinquecento – in un tempo in cui operavano artisti del calibro di Leonardo, Botticelli, Bellini – ha favorito il rinnovo del concetto del bello ed influenzato una generazione di giovani artisti tra cui l’allievo Raffaello.
Con la voce narrante dell’ attore Marco Bocci e le testimonianze più a carattere critico di addetti ai lavori, il film del pesarese Piscaglia ci fa conoscere nel Vannucci l’unico artista che, dopo Giotto, è riuscito a promuovere largamente il proprio linguaggio.
Il “peruginismo” prende a diffondersi in molte regioni del nostro Paese, diventando così un modello stilistico per gli ambienti artistici locali.
Maestro della chiarezza compositiva, nel Vannucci le immagini sono pregnanti di armonia e bellezza, oltre di una naturalezza che cambia il corso della storia dell’arte. Persino il paesaggio (quasi sempre quello umbro) assume un’accezione altra: “diventa soggetto protagonista” e non più semplice sfondo.
Con il Perugino (che frequentò per diverso tempo la bottega del Verrocchio a Firenze) “il Rinascimento trova un equilibrio perfetto, acquista un volto dolce. Santi e Madonne sono studiati con precisione realistica nei dettagli e nelle proporzioni. E’ un arte accogliente, dai colori vivaci che parla a tu per tu con lo spettatore…”.
Una star del suo tempo, un moderno è il Perugino che, però, ad un certo momento “passa di moda”, viene accantonato, dimenticato. E una netta azione di contrasto e boicottaggio la metta in atto il Vasari che nel suo celebre libro dei ritratti, in opposto alla stima per Leonardo, Michelangelo, Raffaello, scredita artisticamente il Nostro e lo appella: <<avido, arrivista, opportunista, miscredente>>. Un giudizio perentorio quello del Vasari che contribuirà non poco ad offuscare il prestigio dell’artista di Città della Pieve ( nato tra il 1446 e il 1448).
Così il docu-film Giovanni Piscaglia, oltre per la ricorrenza dei cinquecento anni dalla morte, stato ideato anche per restituire al pittore la giusta collocazione nella storia dell’arte. E il regista pesarese, nel ricostruire tutta la vicenda umana ed artistica del Perugino, è abile nell’esaltare la filmicità del suo lavoro proprio in quei movimenti di macchina lungo le superfici di alcune grandi opere dell’artista come la raffigurazione a Cerqueto (Pg) del “ San Sebastiano trafitto” (un soggetto ricorrente nell’arte del Nostro), il “Cristo morto” della Galleria Palatina di Firenze, la pala de “L’adorazione dei magi” e il “Polittico di Sant’Agostino”, entrambi della Galleria Nazionale di Perugia. Distribuito dal 3 aprile in 177, il film accredita la pennellata di Pietro Vannucci in chiarezza compositiva, movimento di danza, sintesi di elementi naturali ed ideali. “Gesto che incanta” e si trasforma in una sorta di infinito.