Osama” di Siddiq Barmak

di Gianni Quilici

        Sono rimasto sorpreso. Non mi aspettavo questa qualità. Un film realizzato in un anno (2002-2003 dopo la caduta del regima talebano) che mi porta dentro Kabul , dentro questa città decrepita e martoriata, sorvegliata e brutale. Dentro la violenza dei talebani, le paure e i desideri delle donne, le atroci persecuzioni, l’addestramento al fanatismo e alla guerra dei bambini.

        E questo realismo che necessariamente è antropologico, affonda, cioè, nei secoli, è visto vissuto da una dodicenne deliziosa e terrorizzata (una straordinaria Arif Herati),, costretta per campare la famiglia a travestirsi da uomo fino a quando verrà smascherata.

        Il film del regista esordiente afgano Siddiq Barmak che denuncia la spietatezza dei talebani, ma va oltre la denuncia, perché riesce a far sentire poeticamente ( e gli stessi talebani non soltanto come mostri) questa violenza totalizzante senza mostrarla esplicitamente, secondo la lezione dei migliori registi iraniani.
La fotografia è luminosa (Camera d’Or e Medaglia Fellini dell’Unesco alla Quinzaine di Cannes a Ebrahim Ghafuri), le sequenze ben costruite, le psicologie bene delineate.

       La produzione è durata più di un anno, e sono stati utilizzati come attori normali cittadini. Il progetto è iniziato nel giugno 2002 ed è stato portato a termine nel marzo 2003 nella periferia di Kabul dopo il crollo del regime talebano. Globo d’oro come miglior film straniero.

OSAMA
Regia di Siddiq Barmak. con, Arif Herati, Zubaida Sahar, Khwaja Nader, Hamida Refah, Gol Rahman Ghorbandi. Afghanistan, Giappone, Irlanda, 2003, durata 82 minuti.

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