“La ragazza di Bube” con omaggio a Claudia Cardinale

OMAGGIO A NEW YORK A CLAUDIA CARDINALE E IL RESTAURO DI “LA RAGAZZA DI BUBE”  DI LUIGI COMENCINI.

di Mimmo Mastrangelo

       “Io non ho mai pensato di essere bella, all’inizio non pensavo nemmeno di fare il cinema. E ho finito per fare 184 film”. Così Claudia Cardinale in Un Cardinale Donna del regista elvetico Manuel Maria Perrone (2023), un cortometraggio girato nella casa parigina dell’attrice e che in un lampo di sei minuti mette allo specchio il meglio de “la diva dalle origini tunisine”.

      Dopo la proiezione dello scorso gennaio al cinema Barberini di Roma, la video-installazione di Perrone ha inaugurato al Moma di New York l’omaggio che Cinecittà e la direzione del noto Museo di Arte Moderna statunitense hanno voluto dedicare all’attrice (oggi ottantaquattrenne) attraverso una mostra di fotografie, il catalogo Claudia Cardinale l’indomabile (Edizioni Cinecittà-Electa) curato dalla figlia Claudia Squitieri insieme a Chiara Sbarigia ed una rassegna di film che andrà avanti fino al prossimo 21 febbraio.

       Quindici sono i titoli della retrospettiva: tra gli altri i notissimi “Rocco e i suoi fratelli” (1960) e “Il gattopardo”(1963) di Luchino Visconti, “La ragazza con la valigia” (1961) di Valerio Zurlini, C’era una volta in America (1984) di Sergio Leone.

       Attesa c’è, inoltre, intorno alla proiezione delle copie – recentemente restaurate da Cinecittà e dalla Cineteca di Bologna – de La ragazza di Bube (1963) di Luigi Comencini , L’udienza (1971) di Marco Ferreri e Atto di dolore (1990) di Pasquale Squitieri.

      Sebbene la Cardinale sia convincente tanto nel kafkiano ed implacabile lavoro di Ferreri che in quello del compianto compagno Squitieri (dove è una madre coraggio che deve fare i conti con la tossicodipendenza del figlio), è, però, ne La ragazza di Bube che riesce a mettere in bella mostra tutte le proprie attitudini ed energie attoriali. Non a caso “L’interpretazione della Cardinale – scriverà nella sua recensione su L’Espresso Alberto Moravia – è una delle migliori per finezza ed aderenza al personaggio”. La sua è una prova eccezionale anche perché per la prima volta recita con la propria voce senza essere doppiata. Per lei ci sarà anche la soddisfazione del Nastro d’Argento per la miglior attrice protagonista, mentre al suo compagno del tempo, Franco Cristaldi, verrà assegnato il David di Donatello come miglior produttore.

       Ambientato nell’immediato secondo dopoguerra in una insolita Toscana agreste, il film vede la Cardinale nel ruolo di Maria Castellucci, una giovane proletaria dall’animo malinconico e sofferto che si innamora di Arturo (detto Bube), un ex-partigiano ricercato dalle forze dell’ordine per aver ammazzato il figlio di un carabiniere rimasto legato al regime mussoliniano. La passione della ragazza è così forte che, quando il compagno (un George Chakiris poco convincente) verrà condannato, deciderà di rimanergli vicino ed aspettarlo che finisca di scontare la pena.

       Come nel precedente “Tutti a casa” (1960), anche in “La ragazza di Bube” Luigi Comencini rivisita il tormentato momento di storia nazionale seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, ma il regista di Salò più che un’opera ideologica si pone lo scopo di rimarcare, lungo un tracciato melò, “la maturazione di due anime semplici , travolte da una storia più grande di loro”. Ispirato all’omonimo romanzo con cui Carlo Cassola nel 1960 vinse il premio Strega, il film di Comencini è ben narrato anche per la scelta di fedeltà all’originaria scrittura letteraria, ma chi lo ha già visto in passato allaccia il ricordo a come vi si muove dentro una giovane e splendida Claudia Cardinale.

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