“Pablo di Neanderthal” di Antonello Matarazzo

UN RITRATTO-NON RITRATTO SUL GRANDE ILLUSTRATORE PABLO ECHAURREN….
di Mimmo Mastrangelo

        Nella prefazione al fumetto di Pablo Echaurren Majakovskij (2012 Gallucci Editore), l’ex-giornalista Rai Vincenzo Mollica faceva notare che per conoscere un grande artista ci vuole istinto e sapienza ” .

        Ciò è quanto accaduto per la realizzazione del docu-film Pablo di Neanderthal (2022) dove il regista-artista-performer avellinese Antonello Matarazzo una volta incontrato Echaurren l’ha coinvolto in un progetto per immagini in movimento di forti suggestioni.

       Presentato all’ultimo Festival di Venezia nella sezioni delle Giornate degli autori, il film non è il solito ritratto su un’immensa personalità dell’arte contemporanea, piuttosto vuol narrare come l’estetica di Echaurren abbia incrociato spesso il bricolage e l’evoluzionismo umano, in particolare le scoperte che hanno riguardato l’homo neaderthalensis.

        Dialogando con lo storico delle immagini, Bruno Di Marino, il noto illustratore ed artista visivo (figlio del grandissimo pittore Sebastian Matta, figura paterna che è stata poi rinnegata) ci spiega da esperto conoscitore del mondo del paleolitico come saggezza e senno dell’homo sapiens, alle luce di tutti i tragici eventi (guerre, miserie ) che affliggono il pianeta terra, si stiano erodendo.

       Echaurren avanza l’ipotesi che l’uomo di Neandhertal, se avesse convissuto ancora oggi con la specie sapiens (come lo fu per un certo periodo in un’era lontanissima), probabilmente oggi ci sarebbe più rispetto per natura e ambiente, più propensione a salvaguardare la civile e pacifica convivenza tra gli uomini.

        Da qualche anno Pablo Echaurren si è ritirato dal mondo dell’arte, ma continua a creare solo per suo piacere, costruendo piccole scatole con materiale di scarto e resti del paleolitico. Attraverso queste fantasiose invenzioni intenta accostamenti tra le immagini dell’evoluzionismo e Marcel Duchamp, tra l’immaginario concettuale e non illustrativo del padre del ready-made e le uniche installazioni (non figurative) dell’era dell’uomo pre-sapiens.

       Nel film di Matarazzo si pone, inoltre, il parallelo tra l’evoluzione umana e il lavoro del bricoleur che costruisce un oggetto, tira fuori manufatti originali da materiali già in uso o erosi. Secondo questa analogia si può convenire che nel corso del tempo l’uomo è andato rimaneggiando, riducendo la sua opera inventiva, ha sfruttato tutte le occasioni per ritoccare una cosa già preesistente ed utilizzarla per rinnovate funzioni.

       Le atmosfere magiche della colonna sonora del compositore Rocco De Rosa (ma vi si può ascoltare anche un brano di qualche anno fa di Canio Loguercio) e i contributi del noto biologo Mario Tozzi e del paleontologo Giorgio Manzi completano un film in cui Pablo Echaurren si conferma un mirabile narratore di suggestioni scientifiche e note estetiche profonde.

       Tant’è che bisognerebbe non poco riflettere quando, tra l’altro, afferma:< < il paleolitico è stata un’era di arte ma senza artisti, oggi ci sono gli artisti ma manca l’arte. Siamo solo alla disperata ricerca di poter dire questo l’ho fatto io>>. Può darsi che è proprio questo stato delle cose in cui tutti hanno la presunzione di dichiararsi talenti ad aver spinto poi Echaurren a rinunciare alla scena, non creare più arte per il pubblico.

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