“Italia e le ceneri” di Céline Gaulleurd e Olivier Bohler

VOCE NARRANTE DI ISABELLA ROSSELLINI . NELLE SALE ITALIANE DA QUALCHE GIORNO.

  di Mimmo Mastrangelo

       Il cinema muto in Italia non prosperò solo per i successi all’estero di Quo vadis? (1913) di Enrico Guazzoni e Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone, ma fu acclamato in tutto il mondo per i suoi ricercati moduli creativi. In oltre un trentennio, dal 1896 al 1930, nel nostro Paese si produssero più di diecimila opere, ma tantissime andarono perse anche per il saccheggio compiuto al Centro di Cinematografia di Roma dalle truppe tedesche in ritirata che caricarono sui treni migliaia di bobine al nitrato e, una volta in Germania, le lasciarono marcire in depositi abbandonati.
       Con la fine della cinematografia insonorizzata terminò anche un’ epoca d’oro, fu il canto del cigno per attrici e attori che avevano segnato una prima stagione del divismo in celluloide, si pensi a Lyda Borelli o la rivale Francesca Bertini o lo stesso Bartolomeo Pagano, uno scaricatore del porto di Genova che venne baciato dal successo incarnando il personaggio di Maciste in un bel pugno di film del genere peplum.
       Con l’addio alla cinematografia muta chiusero le attività del potentissimo Consorzio Unione Cinematografica Italiana insieme a quelle di case di produzioni importanti come la Società Film Celio di Roma e la potentissima Dora Film di Napoli della regista salernitana Elvira Notari.
       Tuttavia il decadimento, lunghi chilometri di pellicole di quell’epoca vennero salvati come viene dimostrato nel docu-film Italia. Il fuoco e le ceneri (2021) dei registi e ricercatori francesi Olivier Bohler e Céline Gailleurd che curano anche sceneggiatura e montaggio. Accompagnato dalla voce di Isabella Rossellini (che ha appena compiuti i settant’ anni), lo spettatore viene coinvolto in un affascinante cammino per immagini in cui non ci si imbatte solo nei ritagli di sequenze di titoli più noti, ma una finestra si apre, tra l’altro, sui funerali di Giuseppe Verdi, su dei festanti bagnanti di uno stabilimento milanese, su parate militari e manifestazioni in cui sono presenti i Savoia, sui suggestivi paesaggi dei documentari La guerra d’Italia a 3000 metri dall’Adamello (1916) di Luca Comerio, Da Sorrento ad Amalfi (1910) di Piero Marelli, Sicilia illustrata (1907) di Arturo Ambrosio. 
       Immagini che hanno un fascino per la loro originale e consunta fotografia, per i primi trucchi incisi su pellicola che potevano fare la gioia del pubblico (vedere i rallenty e le immagini che scorrono all’indietro).
       Il film di Gailleurd e Bohler si risolve altresì in un saggio teorico con la voce della Rossellini che si adagia sulle immagini leggendo frammenti di testi sul “primo cinema” firmati, tra gli altri, da Giovanni Papini, Silvio D’Amico, Federico Fellini, Ricciotto Canuto, Louis Delluc , Antonio Gramsci. Parole le loro destinate ad “cinema mon amour” che andava attestandosi in arte-arte e in un mezzo espressivo che travolgeva – come annotava Antonio Gramsci in articolo del 1917 pubblicato sull’ Avanti – “l’idea stessa dell’amore” e il lavoro degli attori, i quali si ritrovarono sempre più numerosi catapultati dalle tavole del palcoscenico ai set dei film. 
       Di coproduzione italo-francese, Italia, il fuoco e le ceneri è un lavoro che per i ritocchi tecnici sui vecchi fotogrammi può far ricordare i certosini “diari di recupero” dei nostri Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, mentre il suo lirismo trova la miglior cornice nelle originali musiche di Lorenzo Esposito Fornasari.                                                                                                             Il film è nelle sale italiane da alcuni giorni, la voce narrante nella versione francese è dell’attrice Fanny Ardant.

I commenti sono chiusi.