“Piccolo corpo” di Laura Samani

          IL FILM DI UNA GIOVANE E TALENTUOSA REGISTA
di Mimmo Mastrangelo

                      Intanto una notizia che mette in bella vista il giovane cinema italiano: “Piccolo corpo”, dopo essere stato presentato lo scorso luglio a Cannes, nella prestigiosa sezione della “Semaine de la critique”, e in anteprima in Italia al Festival di Torino, ha fatto già una incetta di premi in prestigiose vetrine internazionali come Annecy, Siviglia, Salonicco.

               Ma va detto, inoltre, che i consensi sono il giusto riconoscimento ad un lavoro con una storia al femminile dolorosa e una sceneggiatura scarna ed essenziale che lascia larghi margini di espressione alle sole immagini, specie al volto provato della protagonista, interpretata da una più che brava Celeste Cescutti.

                “Piccolo corpo” (2021) è l’esordio dietro macchina da presa della trentatreenne triestina Laura Samani che, tra un crudo realismo e il fiabesco, apre uno sguardo su un villaggio di pescatori di un’isola situata nel mare che unisce il Friuli ai territori di confine della vecchia Jugoslavia.

                Siamo agli inizi del novecento, Agata (la Cescutti) è una giovane donna che sta per partorire e prima del lieto evento, come da rituale del posto, si getta vestita in mare per purificare il suo corpo e quello che porta in grembo. Nel travaglio del parto, però, la creatura viene alla luce già senza respiro. Da qui, dalla condizione di lutto il film prende il cammino verso un approdo di possibile resurrezione. La giovane madre vorrebbe dare alla figlioletta un nome e battezzarla, ma il suo parroco dice: < >. La donna non si dà per vinta, la sua bambina la vuole in Paradiso e non nel Limbo. Da un isolano viene a sapere che sulle montagne in Val Dolais c’è una chiesa in cui i bambini nati morti vengono svegliati per pochi istanti, giusto il tempo per riversare sulla loro testa l’acqua che consacra alla cristianità . E così Agata prende dalla terra il corpino della figlia e lo mette in una cassetta di legno, attende le notte e poi in barca si allontana dall’isola con il carico (da cui non si separerà più) per poter raggiungere il luogo della redenzione. Durante la fuga conosce Lince (Ondina Quadri), un ragazzo folletto (o una ragazza?) che decide di farle compagnia. Il cammino tra gli alti sentieri non sarà facile, Agata e Lince scampano un rapimento e riescono persino ad attraversare i cunicoli di una montagna da cui nessuno mai è uscito vivo, ma prima di arrivare alla Chiesa la morte arriverà ancora una volta a mettersi di traverso, non facendo completare il viaggio secondo previsione.

        Prodotto da Nadia Trevisan e Alberto Fasulo, nelle sale italiane dal 10 febbraio, “Piccolo corpo “ assomiglia ad una tragedia antica dove il sentimento materno e un forte spirito di fede (e devozione) si scontrano con le avverse forze del destino. Con il battesimo Agata vorrebbe dare alla figlia quella vita che lei non è riuscita a darle, ma nel cammino-calvario che affronta si può riconoscere pure la ricerca di una personale un’identità e, forse, quella libertà che non era riuscita a trovare tra i conformismi della sua isola. Sotto la superficie degli affanni, della fede e dell’auspicato desiderio di libertà di Agata si può intuire lo sguardo della regista, il senso di un cinema potente che certo non si arresta alle tracce visibili. Ma scorre, si incunea verso un oltre.

         Oltre alla regista, Elisa Dondi e Marco Borromei sono i curatori di dialoghi strettamente in lingua friulana ( sullo schermo sottotitolati).

                   PICCOLO CORPO

Regia: Laura Samani   Anno: 2021
Durata: 89
Distribuzione: Nefertiti Film Genere: drammatico
Nazionalita: Italia, Francia,Slovenia

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