A Tonino De Bernardi omaggio del “Centre Pompidou” a Parigi

 

di Mimmo Mastrangelo

           Una volta conosciuti i film underground dei registi statunitensi, Tonino De Bernardi si tolse subito dalla testa l’idea che il cinema fosse una macchina complicata e si potesse realizzare solo con grandi produzioni e sofisticati mezzi tecnici.

       Ed infatti, a partire dalla seconda metà degli anni sessanta del secolo scorso, a lui bastò solo una piccola camera in 8mm per poter dar vita ad un cinema totalmente libero e non condizionato da nessun sostegno economico esterno.

       Girò in proprio una serie film (alcuni senza sonoro) tra cui “Il mostro verde” (1966) che entusiasmò Jonas Mekas, “Il vaso etrusco” (1967) in cui quattro figure umane si muovono in una pancia (quella del regista) e “Dei” (1968), un lavoro di due ore e mezza con sovrapposizioni di schermi che è stato presentato in tutto il mondo.

       Tonino De Bernardi fu all’epoca, insieme a Massimo Bacigalupo, Adamo Vergine, Anna Laiolo, Gianfranco Barrucchello ed altri, artefice di quel cinema indipendente pensato e filmato senza seguire un regolare tracciato narrativo e con il montaggio sviluppato all’interno della macchina già al momento delle riprese.

        Con gli anni il cinema di Tonino De Bernardi, per quanto abbia mantenuto la stessa espansione lirica, la stessa pienezza di vita , “la senza unicità, in quanto non assomiglia a nient’altro”, ha subito dei cambiamenti. Un’ evoluzione quasi naturale, nel senso che < < da quando ho iniziato ad esprimermi attraverso le immagini in movimento – va ripetendo De Bernardi – ho attraversato tutta la storia del cinema, dal muto al sonoro, dall’autoproduzione assoluta al cinema finanziato da produttori ed Enti>>.

        Così col tempo sono arrivati lavori girati, oltre coi soliti amici e familiari (la moglie e le due figlie), con produttori veri ed attori professionisti, si pensi a “Piccoli orrori” (1994) con Iaia Forte, Anna Bonaiuto e Galatea Ranzi, o a quel piccolo capolavoro di “Médée Miracle” (2007), dove in un contesto contemporaneo veste i panni dell’ eroina della tragedia di Euripide una eccezionale Isabelle Hupper, l’attrice francese con cui sta preparando “Gros-plan, uno dei due prossimi film, l’ altro progetto in lavorazione di De Bernardi è “2020: Il mare non bagna Napoli” che vuole essere una dedica per la scrittrice partenopea Anna Maria Ortese.

        Intanto, per il regista piemontese – che ha raggiunto gli 85 anni e continua a mantenere quella vivacità intellettuale che l’ha sempre contraddistinto – il “Centro Pompidou” di Parigi ha promosso “Tonino De Bernardi: l’homme cinéma”, un omaggio che andrà avanti fino al 29 gennaio con le proiezioni, tra le altre, di “Médée Miracle”, “A Patrizia” (1969), “Elettra” (1987), “Appassionate” (1999) e “Resurrezione” (2019).

        Una vetrina importante questa del “Centro Pompidou” per Tonino Bernardi, per il suo cinema marginale ed eversivo che non si propone al pubblico come spettacolo, ma in un’esperienza dove “la vita e l’arte sembrano fondersi, dissolversi, così perfettamente l’una nell’altra”.

OMAGGIO A TONINO DE BERNARDI. CENTRE POMPIDOU” DI PARIGI FINO AL 29 GENNAIO.

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