“Davide” di Fabio Filippini

DEDICATO AL COMPIANTO CAPITANO DELLA FIORENTINA DAVIDE ASTORI.
di Mimmo Mastrangelo
                     I tifosi della Fiorentina (e non solo) non hanno dimenticato quel gesto di Vitor Hugo nella partita al “Franchi” con il Benevento dell’11 marzo del 2018, esattamente otto giorni dopo la tragedia di David Astori, trovato senza vita a soli 31 anni nella sua stanza d’albergo prima di Udinese Fiorentina.
Quella domenica di lutto, smarrimento, incredulità, Hugo è chiamato dall’allenatore Poli a sostituire lo sfortunato capitano. E al 25’ da un angolo il difensore brasiliano salta più di tutti e realizza di testa il gol vittoria.
Esultando Hugo corre verso la panchina viola dove è posta una maglietta con il volto di Astori, si ferma e alla maniera dei militari saluta. Un gesto d’affetto verso lo sfortunato compagno che diverrà pure il rito con cui i giocatori viola ad ogni fine partita saluteranno i propri tifosi. Davide Astori è stato un paladino (sempre più raro) di un calcio pulito e dai sentimenti veri. Non per caso Giorgio Chiellini, nella cerimonia al Quirinale per il trionfo dell’Italia agli ultimi Europei ha voluto dedicare la vittoria anche al difensore viola che in nazionale collezionò 14 presenze e una rete. < >.
La voce di capitan Chiellini, la sua testimonianza fraterna risuona anche nel docu-ritratto “Davide” che il regista Fabio Filippini ha voluto dedicare al giocatore che indossava la numero 13 diventata in casa viola un altro simbolo di gratitudine. Infatti nessun altro giocatore della Fiorentina dopo la tragedia di Udine ha indossato la maglia con quel numero.
Nel toccante e corale lavoro di Fabio Filippini ci sono, tra le altre, le testimonianze di Giancarlo Antognoni, Gianluigi Buffon, Salvatore Sirigu, Manuel Pasqual, Borja Valero, Stefano Poli, Federico Bernardeschi che ricordano il calciatore nato nel 1987 in un paesino del bergamasco, il difensore centrale dotato di buona tecnica (quasi una rarità per il ruolo) che prima di approdare in riva all’Arno nel 2015 aveva giocato nella massima serie con Milan, Cagliari e Roma.
Astori nei due anni alla viola è stato un vero leader che sentiva il peso della fascia di capitano che portava al braccio, un capo brigata che riusciva a tenere compatto e solidale lo spogliatoio.
Ma Davide non era solo l’autorevole compagno di squadra o l’atleta disciplinato e caratteriale che ogni allenatore vorrebbe nella propria squadra, ma una bella persona di grandi slanci di umanità. Dedicava buona parte del proprio tempo libero, oltre alla famiglia, ai progetti di “Cure2Children”, la fondazione onlus dedita a promuovere la cura dei bambini affetti da malattie oncologiche. Il buon Davide diceva che < >, frase che oggi campeggia nel murale dedicatogli e che, come si vede nel film, è stato inaugurato a Firenze in presenza del sindaco Natella, dei genitori e dei fratelli del compianto calciatore, di Antognoni, Poli, Valero e dell’artista siciliano Giulio Rosk, realizzatore dell’imponente opera.
Prodotto da Edera Rivista e montato pure su immagini di repertorio (vedere quelle emozionanti del giorno del funerale) il pregevole docu-film di Filippini è una preghiera di voci, un requiem corale in ricordo di un giovane calciatore che sembra non aver lasciato mai questo mondo per come è vivo il ricordo, linda l’ immagine che ha lasciato.
E spezzano il cuore le parole ( esternate al presente) che chiudono il docu-film e pronunciate durante le esequie dal compagno di squadra Milan Badely: ” Bella, bella ed umana la storia di Davide Astori, eppure stridente in un calcio che si fa tanta fatica ad amare”.

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