“IL MIO POSTO E QUI” UN PICCOLO GIOIELLO SULLA CONDIZIONE SOTTOMESSA DI UNA GIOVANE DONNA NELLA CALABRIA DEGLI ANNI QUARANTA. PROTAGONISTI MARCO LOMBARDI ED UNA SORPRENDENTE LUDOVICA MARTINO
di Mimmo Mastrangelo
Si sa, che uno dei buchi neri del nostro cinema è il sistema di distribuzione che, il più delle volte, penalizza e lascia quasi del tutto fuori circuito piccoli “film-gioielli”. Tra questi vi è il lavoro di Cristiano Bortone e Daniela Porto, “Il mio posto è qui” (2024) che, uscito solo per pochi giorni nelle sale sul finire della stagione, va ora raccogliendo premi (e favore del pubblico) in varie rassegne, come è accaduto a Maratea nell’ambito della quindicesima edizione del “Festival Internazionale Marateale”.
Ispirato all’omonimo romanzo della stessa Porto, “Il mio posto è qui” è un film ambientato negli anni quaranta del secolo scorso in un piccolo centro rurale della Calabria dove, alle precarie condizioni di vita, bisogna aggiungere una cultura fortemente patriarcale che sottomette la donna e un retaggio di pregiudizi che discrimina la diversità sessuale. Protagonista è Marta, una giovanissima ragazza ingravidata da un coetaneo il quale non potrà prendersi cura del nascituro in quanto partirà soldato senza fare più ritorno. Finita la guerra i genitori di Marta vogliono che si sposi con un vedovo più grande di lei di un bel pò di anni. La ragazza rifiuta l’unione combinata e cerca di farlo capire alla madre e all’autoritario padre, ma per loro il matrimonio è l’unica soluzione per mettere a tacere in paese lo scandalo della ragazza-madre.
Da qui il film cambia registro: da storia di sottomissione si trasforma in storia di coraggio ed emancipazione. Durante i preparativi del matrimonio Marta stringe amicizia con Lorenzo, l’aiutante del parroco, “l’uomo delle cerimonie” vittima anche lui del pregiudizio e degli scherni dei compaesani per la sua omosessualità, di cui non fa mistero. Grazie a Lorenzo, la ragazza trova la forza per ribellarsi a regole codine (non scritte) che tarpano le ambizioni e le impediscono di vivere una esistenza che sia vita e non condanna. Pian piano Marta inizia a prendere coscienza della propria condizione sociale, si iscrive ad un corso di dattilografia organizzato dalla sezione del partito Comunista di un paese limitrofo, affianca altre donne nella lotta per i diritti, finché decide di lasciare col figlioletto quel Sud che l’ha fatta sentire fino a quel momento una dannata. Dirà a Lorenzo di andar via insieme, ma lui, tra l’incerto e il perentorio, ribatterà: “Il mio posto è qui”.
Distribuito da Adler Entertainment e Prodotto da Orisa Produzioni con il contributo dell’ Apulia Film Commission, il film di Bortone e Porto è una commovente storia sull’amicizia tra “due creature outsider” e sull’audacia di ribellarsi, configura uno spaccato di forte impatto realistico che appassiona il pubblico anche per l’interpretazione da protagonisti di Marco Lombardi (peccato, un attore troppo-troppo sottovalutato) e Ludovica Martino che abbiamo conosciuto precedentemente in ruoli leggeri ma stavolta dimostra alte qualità drammatiche.
Quest’anno il cinema italiano ha incensato all’inverosimile“C’è ancora domani” di Paola Cortellesi , film consimile per il tema dell’emancipazione della donna nell’ immediato secondo dopoguerra, nonché vincitore di sei David di Donatello e un incasso al botteghino di quasi 37 milioni di euro, ma, detto con franchezza, il lavoro di Bortone-Porto lo supera di molte spanne per pathos, realismo, bellezza, empatia, intensità emotiva.