“Il mondo a scatti” di Paolo Pisanelli

     di Mimmo Mastrangelo

      Cecilia Mangini (Mola di Bari 1927 – Roma 2021) per il regista Paolo Pisanelli è stata “la signora rock del documentario”: geniale, passionale, rivoluzionaria, anarchia. A lei si deve la caduta di un doppio tabù che imperversava un tempo quando la fotografia e il cinema erano considerati ancora mestieri solo per uomini. 

      Invece lei è stata presentata ovunque nella prima fotografa italiana professionista e nella nostra prima regista del cinema del reale. Con la Mangini il regista e sceneggiatore pugliese ha girato due corti ed altrettanti documentari, in ultimo, poco mesi prima che lei morisse, “Il mondo a scatti” (2021) che, da una parte mette in parallelo i metodi del fare fotografia e cinema oggi ( in digitale) e ieri (in analogico), dall’altra ricama il ritratto di una artista straordinaria, di una intellettuale dal pensiero precoce, di un’ultranovantenne che viene ripresa da Pisanelli mentre con la sua utilitaria (una vecchia seicento blu) si districa agevolmente nel traffico di Roma facendo apparire la sua carta d’identità solo un dettaglio.

      Nel docu-film la Mangini racconta di sé e tanto del suo pensiero sull’ immagine. Nella sua vita la fotografia ha fatto da allenamento alla rapidità del catturare immagini dalla strada, è stata la conquista per fare cinema, il punto di partenza per diventare poi una testimone del proprio tempo.

     Ammette di aver avuto la fortuna di parlare, narrare per tutta una vita attraverso le immagini e, dunque, per capire il suo cinema (non si dimentichi lo sfrontato “Allarmi siam fascisti” girato nel 1962 insieme a Lino Del Frà e Lino Micciché) bisogna conoscere prima cosa ha scattato per le strade del mondo.

      Cecilia Mangini “ha avvezzato” lo sguardo a catturare la verità, ad acchiappare ciò che è unico, a lasciare intendere che in un fermo-immagine c’è sempre la percezione di quello che c’è prima e dopo l’atto del clic. Per la Mangini la fotografia è stata una continua avventura < < le immagini ti vengono addosso pretendono di essere afferrate>>, le immagini contengono un mistero, < >.

     Nel film di Pisanelli la fotografa-regista rievoca, inoltre, il lungo lavoro svolto a fianco del suo compagno, il documentarista Lino Del Fra (1927-1997), con lui fece uno dei suoi primi fotoreportage, era agli inizi degli anni cinquanta alle cave di pomice dell’isola Panarea, < < dai provini – dice – potei rendermi conto che potevo essere fotografa, scegliere la fotografia per professione>>.

      E’ trascinante, vitale, sorprendente Cecilia Mangini in questo film ( a pieno titolo anche suo), è contagiosa nel vederla stare in mezzo alla gente o nel visitare musei; nel fare ospitate a Festival Internazionali o in note trasmissioni televisive e radiofoniche; nel manifestare a fianco degli operai dell’Italsider di Taranto o nel confrontarsi con la regista belga Agnés Varda (1928-2019). Dialogando queste due grandi donne dall’immaginario visivo ci ricordano che lo sguardo del cinema del reale deve andare sempre ben oltre la cronaca che viene vomitata dalla televisione. Diversamente un documentario non è più tale, perde la sua anima.

      Realizzato, inoltre, con il contributo dell’ Istituto Luce-Cinecittà e della Cineteca di Oppido Lucano,”Il mondo a scatti” è da qualche giorno nella sale italiane.

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