“Draquila – L’Italia che trema” di Sabina Guzzanti

di Gianni Quilici

draquila_wPisa. Alla fine della (normale) proiezione è scattato l’applauso. Draquila, infatti, cattura emotivamente e intellettualmente. L’applauso non è tanto un “riconoscersi”, è un “riconoscere” ed una “riconoscenza” per Sabina Guzzanti, autrice, voce fuori campo e, con molta misura, anche interprete.

Prima osservazione: non è un film parodistico, che ci si poteva aspettare dal particolare talento della Guzzanti. Draquila è un’inchiesta sul terremoto dell’Aquila, sulla sua gestione politica, mediatica e sociale. L’applauso scatta dalla lucidità con cui la regista rappresenta il disegno complessivo di Silvio Berlusconi e dello strumento principale utilizzato, la Protezione civile e l’uomo-eroe Guido Bertolaso.

Seconda osservazione: non è un film di propaganda, perché Sabina Guzzanti riesce a fondere bene i numerosi tasselli di questo disegno, in un mosaico, che ha dentro di sé i fatti e le risposte alle domande che i fatti stessi suggeriscono.

Terza osservazione: si capisce la reazione del centro-destra, considerando la sua strategia mediatica di “inquisire” chiunque osi criticare. Bondi ha dichiarato, infatti, che non andrà a Cannes, dove il film è stato invitato, perché “offende la verità e l’intero popolo italiano” e il ministro del Turismo Micaela Brambilla ha usato toni ancora più accesi: “Mi riservo di dare mandato all’avvocatura dello Stato per i danni che queste immagini potrebbero arrecare al nostro Paese. Queste immagini mi indignano e mi offendono ancor prima come cittadino che come ministro. E’ ora di finirla di gettare discredito sul nostro Paese. La sinistra da mesi critica e cerca di buttare fango sulla nostra Italia”.

aquilaQuarta osservazione: dopo aver visto “Draquila”, però, è fin troppo facile rispondere che chi infanga l’Italia non è certo il film, ma al contrario ciò che il film documenta: una colpevole mancata prevenzione quando eravamo in presenza di forti segnali sismici; una spettacolare e continua messa in scena mediatica della presenza salvifica del cavaliere, proprio nel momento in cui la popolarità dello stesso era visibilmente in discesa; una new town realizzata fuori da ogni controllo, costruita in barba all’economia, lontana dal contesto sociale e culturale della comunità d’origine; nessun intervento nel centro storico, rimasto tale e quale ed invece militarizzazione dello stesso centro e della vita delle tendopoli; una dispersione lungo la costa di una popolazione cittadina, lasciata a se stessa nella solitudine; il progetto, infine, saltato sul filo di lana, di privatizzare la Protezione civile, strumento dotato di poteri non soggetto a controllo della legge. Di contro la rabbia e la rivolta contro l’orrore delle intercettazioni telefoniche o la lucida determinazione del professore Colapietro, che ha deciso di ri-abitare nel centro storico dell’Aquila, ristrutturando con qualche muratore e qualche euro la sua casa e ritornando alla sua vita di studioso.

Quinta osservazione: è un’inchiesta realizzata con il linguaggio del cinema: un montaggio veloce, ma senza schematismi, che mescola materiale di repertorio televisivo e cinematografico con tabelle animate divertenti, attingendo anche alla vignettistica, facendo interviste a vasto raggio (anche a chi “adora” Berlusconi) e riprese dal vivo di quei giorni.

Ci sono sequenze divertenti: l’arrivo di Sabina-Berlusconi all’Aquila, i lapsus storici di Dell’utri ( “essendo io un mafioso”) e di Berlusconi (“ho speso x milioni di euro per pagare consulenti e giudici), la vecchina che si rifiuta di essere mandata all’ospizio e risponde ai dirigenti della Protezione Civile: “ Mandace mammeta”

Il film termina con le parole di un aquilano verace, che forse rispecchia anche l’idea del futuro di Sabina Guzzanti: “La grande illusione è che ciò che è vuoto e che è fasullo non possa durare. Non è vero. Dura”. Contro questa possibilità Sabina Guzzanti cerca comunque di fare aprire bene gli occhi.

Draquila – L’Italia che trema

di Sabina Guzzanti

con Sabina Guzzanti

Documentario.

Italia 2010.

Durata: 93 minuti

mary said,

Maggio 12, 2010 @ 22:58

insomma, vale la pena di vederlo!

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