“Il segreto di Esma” di Jasmila Zbanic

di Roberto Costa

Grbavica è un quartiere di Sarajevo. Uno dei tanti al mondo squartati dalle affilate lame della guerra moderna. Così moderna da infilarsi tra le mura delle nostre case senza che nemmeno ce ne accorgiamo.

In una delle case di Grbavica abita Esma. Il lavoro in un locale notturno, la figlia adolescente e un fantasma. A dire il vero di fantasmi ne girano parecchi per le strade di Grbavica, alcuni dei quali materialmente tangibili. Altri invece se ne stanno chiusi nei corpi e nelle emozioni delle persone, soprattutto delle donne.

Grbavica è anche il titolo originale del film. Ripartire dalle strade che si percorrono ogni giorno, dal proprio quartiere ferito, a volte distrutto è forse l’unico modo possibile di ripartire, di ritrovare se stessi e gli altri nel tempo apparentemente senza senso dell’ennesimo dopo-guerra.

Chi distribuisce il film nelle sale italiane “traduce” invece il titolo in “strade” ancora più strette, prendendo come simbolo della sopravvivenza alla distruzione non più una comunità, ma una singola persona, la protagonista appunto. Scelta opinabile, ma che sicuramente ha il merito di inquadrare il reale campo d’indagine ed azione dell’opera della regista bosniaca: la vita quotidiana di una donna che si porta dentro un dramma, un orribile fantasma a cui ha deciso di dare corpo, per renderlo umano e più sopportabile, per cercare di trasformarlo in speranza.

Un segreto che Esma è brava a tener nascosto per l’intero film, fino a che la Storia deve (ir)rompere, il precario equilibrio infrangersi, il futuro farsi ancora più difficile. E occorre allora di nuovo ripartire, facendo forza sul poco che rimane tra le macerie interiori, l’incondizionato amore tra madre e figlia.

L’operazione che compie Zbanic non è dunque tanto un’esplorazione del locale (Grbavica) che documenti un reale e attuale più vasto, tendente al globale. Il suo è piuttosto un racconto del personale (Esma e il suo segreto) su cui si proiettano senza tregua le ombre e i fantasmi della storia, quella privata e quella collettiva.

Ed è nella tensione tra sfera individuale e realtà esterna (e nel suo sviluppo) che stanno i limiti del film. Perché quella tensione non si trasforma – a livello di sceneggiatura – in un’efficace ed equilibrata dialettica tra finzione ed indagine, tra realtà ad occhio nudo e realtà messa in scena.

In sostanza, il film è troppo poco Grbavica (e quindi Sarajevo-Jugoslavia-mondo). Quel quartiere – specifico, particolare, unico – “occupa” veramente troppo di rado l’immagine per poter apparire universale, riconoscibile da tutti, condivisibile.

Non a caso le migliori sequenze del film sono quelle del centro di ascolto delle donne frequentato da Esma. Dove l’attrice, interprete di un dramma, si fonde e confonde nel devastato femminile circostante, ripreso nel suo infinito lineare dolore. Dove la storia di un paese martoriato si mostra in tutta la sua viva agghiacciante attualità allo spettatore. Dove il Cinema accarezza la realtà.

Altrove, Il segreto di Esma si rintana in una quotidianità e intimità quasi anonime, troppe volte sceneggiate dalle infinite tele-camere sui quartieri del mondo. Meglio ripartire da Grbavica, e lasciare che quello che ci sta intorno si racconti da solo.
da Linea dell’occhio 57

IL SEGRETO DI ESMA
titolo originale: Grbavica
regia: Jasmila Zbanic
cast: M. Karanovic (Esma) • L. Mijovic (Sara) • K. Catic (Samir) • L. Lucev (Pelda) • J. Berry (Sabina) • D. Acimovic (Cenga)
sceneggiatura: J. Zbanic
musiche: E. Zlatar
fotografia: C. Maier
montaggio: N. Mossbock
nazione: Austria / Bosnia Erzegovina / Croazia
anno : 2005
durata 90 min.


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