“Cent’anni dopo” di Monica Maurer

di Mimmo Mastrangelo
                   “Mi sono convinto che quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera…”. Con questa frase (celebre) di Antonio Gramsci si chiude “Cent’anni dopo” (2021), il docu-film della regista tedesca Monica Maurer che attraversa in poco meno di trenta minuti il settantennio di storia del Partito Comunista Italiano.
                 Montato da Milena Fiore e prodotto dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio (da cui sono tratte le immagini di repertorio) col sostegno dell’Associazione Enrico Berlinguer, il film è accompagnato dalla voce di Aldo Tortorella, storico esponente del Pci che nel 1991 si oppose, con Natta ed Ingrao, allo scioglimento del partito, e da quella di Sandro Casalini che racconta al plurale (a nome di tutti i militanti) i capitoli cardine del più importante partito della sinistra italiana nel corso del novecento.
                Partendo dalla dolorosa spaccatura di Livorno di cento anni fa al Congresso del Partito Socialista fino alla svolta della Bolognina di Achille Occhetto, passando per le toccanti pagine che riguardano l’opposizione al fascismo, l’alleanza tra operai e contadini enunciata da Antonio Gramsci, la lotta di resistenza, la svolta di Salerno guidata da Togliatti per un governo unitario, l’apporto dei comunisti nella stesura del testo Costituzionale, quindi gli anni della guerra fredda con il Pci che diviene forza popolare di massa, il contributo in Parlamento per l’approvazione dello statuto dei lavoratori, la presa di distanza dal blocco sovietico, le battaglie civili per l’aborto e il divorzio, il costante legame del partito al mondo della cultura, il compromesso storico annunciato da Berlinguer e “stoppato” con l’assassinio di Aldo Moro.
                                   
                 Quella del Pci è un’evoluzione straordinaria – commenta Aldo Tortorella – è la storia di una forza popolare e democratica che, purtroppo, ha visto pure perdere con il tempo un largo patrimonio di battaglie e conquiste . E che solo avendo fiducia nelle parole succitate di Gramsci si può tentare di ritrovare la forza, la bussola per rimettersi in cammino.
Certo, ristrutturare nuova forza di massa come il Pci è un’impresa impossibile, ma comunque non si deve perdere la speranza di costruire un soggetto di sinistra che sia combatto culturalmente e politicamente, che sabbia ricongiungere pensiero ed azione ed abbia come stella polare rigore morale, pacifismo assoluto, difesa del territorio, apertura alla genti del mondo, criticità alle politiche liberiste.
                 
                 E’ un piccolo (ma utilissimo) lavoro “Cent’ anni dopo” che Monica Maurier ha scritto insieme allo storico Alexander Hobel: se da una parte il film si presenta come viaggio nella memoria, narrazione di una parabola politica, dall’altra si propone, nella sua “forma-flusso”, in un campo di riflessione anche per ridare credibilità alla politica in generale, (ri)pensare il partito come soggetto che indirizza le decisioni pubbliche, colmare un vuoto (a sinistra) e cominciare a suonare una nuova musica sullo spartito delle migliori battaglie del passato.

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