Il cortometraggio segue le vicende quotidiane di un ragazzo palestinese, Muhammad Burqan, che si muove tra una miriade di divieti e pericoli nella zona 2 di Hebron , quella parte cioè della città della Cisgiordania, dove gli Israeliani esercitano un controllo opprimente e persecutorio. Muhammad, come tanti, deve convivere con impedimenti e vessazioni, dibattendosi tra l’odio che gli ispirano i militari israeliani e la pazienza che chi è più grande di lui, come il padre, costretto, tra l’altro, a spostarsi su una sedia a rotelle, ha da anni maturato dentro di sé e cerca di trasmettere ai più giovani.
Nel visetto ambrato si legge qualche segno di abbrutimento e quasi sicuramente esso si conforma ad una maschera di indifferenza ed impenetrabilità. Lo vediamo in alcuni primi piani, che lo lasciano però presto allontanarsi, come risucchiato dall’ambiente, dal movimento, dalle cose da fare, dagli incontri e dagli scontri.
Il documentario, realizzato in collaborazione con le organizzazioni che si occupano delle violazioni dei diritti umani, è come una frazione di un cammino di conoscenza, che prosegue in sala attraverso il colloquio con la regista georgiana; essa ci informa della maturazione del ragazzo, dell’assunzione sulle sue spalle del sostentamento della numerosa famiglia. E la storia continua…
The Boy From H2 di Helen Yanovsky.
Un film Genere Cortometraggio –
Israele, Palestina, 2017,
durata 21 minuti.