di Gianni Quilici
Vincitore del 30° Torino Film Festival è meritatamente Shell , opera prima di Scott Graham, sceneggiatore e regista nato a Aberdeen nel 1974 e cresciuto nel Nordest della Scozia.
Una casetta con una pompa di benzina su una strada solitaria degli Highlands scozzesi, dove rari transitano TIR e qualche auto turistica, un paesaggio collinare nudo e selvaggio, un cielo mutevole, battuto da un vento freddo, e senza luce. Su questo paesaggio Shell, (“Shell? Come la benzina?” le chiede ironico un turista. “No. Come quelle cose meravigliose che si trovano in fondo al mare”) una diciassettenne carina e sottile, con un padre silenzioso e introverso, amorevole e compresso, barbuto e ancora giovane, lasciato dalla moglie quando Shell aveva soltanto quattro anni, alle prese con auto da aggiustare, ma soprattutto rottamare . Tra loro un rapporto delicato e complesso, esclusivo e indefinito, dolce e colpevole.
“Shell” è un film di silenzi e di poche parole; parole che hanno una risonanza, rimangono come echi da rimuginare, perché piene di una tensione che nasconde desideri e sensi di colpa, difficoltà e angosce.
Un film, quindi, in cui le immagini vanno, non soltanto viste, ma lette nelle loro stratificazioni profonde, che può ricordare, come ha rilevato qualcuno, Bresson, per la sobrietà ed essenzialità dei tagli di montaggio, per la scansione interiore in cui si accumula la tragedia, per la conseguente resa stilistica, che moltiplica la forza delle immagini.
Un film, in cui anche il paesaggio, inserito in soggettive (gli occhi di Shell e l’universo dialetticamente claustrofobico), diventa personaggio espressivo e metafora nella furia del vento, nell’imperturbabilità di un cielo cangiante, in un orizzonte che si snoda a perdita d’occhio lungo la strada tra le colline.
Un film il cui senso metaforico è dato dal realismo stesso della vicenda, nasce dall’interno della condizione di isolamento e di incomunicabilità, ma senza forzature filosofeggianti, dentro l’esistenza di pochi, ma significativi, personaggi: goffi corteggiatori della ragazza, clienti di passaggio.
Un film con un finale ambiguo, perché aperto e non tutto decifrabile. Shell se ne va, lascia casa, distributore e fidanzatino, che nel frattempo si era insediato con lei nella sua casa. Lascia un luogo a cui, per certi versi, era (stata) fortemente legata, sceglie una libertà difficile, va oltre l’orizzonte in cui finora era stata rinchiusa. E la sceglie, perché non c’è più la radice fortissima (il padre ) nella quale aveva desiderato visceralmente abitare con la speranza forse di ritrovarla altrove.
REGIA Scott Graham.
CAST Chloe Pirrie, Michael Smiley, Joseph Mawle, Iain de Caestecker, Paul Hickey.
SCENEGGIATURA Scott Graham. FOTOGRAFIA Yoliswa Gartig. MUSICHE Andy Walsh.
Gran Bretagna 2012. Durata 87 minuti.