di Francesco Giani
Riguardare Le petit lieutenant dopo aver recensito Cette femme-là di Guillaume Nicloux, ha un effetto decisamente straniante. Intendiamoci, non che tra i due film ci sia qualche legame palese (di forma e contenuto); tuttavia, la protagonista del film di Xavier Beauvois presenta più di un analogia con la tormentata Michèle Varin del noir paranormale di Nicloux. Stesso estremo bisogno di pace interiore, stesso percorso obbligato per il suo raggiungimento: l’elaborazione di un lutto materno.
Le petit lieutenant è un film atipico: saldamente ancorato ad una narrazione rigorosissima, che non si permette alcun volo pindarico dal punto di vista stilistico; una sorta di cronaca quotidiana di un indagine all’interno della squadra anticrimine parigina. Stop.
Eppure, il materiale di partenza è di quello scottante, da melodramma potenzialmente fragoroso: Antoine, giovane diplomato all’accademia di polizia, innamoratissimo della sua donna, si trasferisce a Parigi per gettarsi nella mischia tentando l’esperienza nella prestigiosa squadra anticrimine. Preso sotto le ali protettive del commissario Caroline Vaudieu, che rivede in lui l’entusiasmo e la giovinezza del figlio perso anni prima, commetterà presto una sciocchezza (a causa di eccessivo zelo ed inesperienza) lasciando attoniti i colleghi veterani, che si troveranno a fare i conti con i sensi di colpa e con una sorda rabbia difficile da reprimere …
Attraverso uno stile asciutto, il film distende tutta la sua prima parte come un tappeto morbido, fino al twist centrale, vero e proprio perno su cui ruoterà l’asse narrativo della vicenda. Beauvois gioca d’astuzia, inquadrando sagome e ambientazioni con apparente disincanto, ma costruendo in realtà un’impalcatura emotiva in grado di insinuarsi sotto la pelle dello spettatore.
Questa cronaca puntuale dell’indagine trascina inevitabilmente nei tempi morti della sceneggiatura, ma paradossalmente questa dimensione di attesa conduce ad una partecipazione del tutto spontanea e non programmata; l’ultima, straziante inquadratura renderà il senso drammatico della vicenda attraverso un’esplosione silenziosa della valenza di mille pirotecniche deflagrazioni. Cinema all’apparenza muto, eppur così potente e comunicativo: lontano anni luce da ciò di cui è stato talvolta accusato, cioè di riprodurre l’estetica tipica di una fiction.
Inedito in Italia, probabilmente per motivi legati alla sua difficile “commerciabilità”, l’opera di Beauvois recupera quell’orgogliosa dignità di appartenenza ad una tradizione – quella del polar – di matrice francese, e trova nei suoi interpreti (soprattutto la strepitosa Nathalie Baye, ma anche il giovane Jalil Lespert, gia visto ne Le passeggiate al Campo di Marte di Guèdiguian) l’acqua della vita.
Recuperatelo e dategli una chance; questa sorta di “neoclassicismo cinematografico”talvolta può ricordarci quanto le emozioni siano a portata di mano, nella realtà quotidiana anche apparentemente meno significativa. Dovremo essergliene grati.
CREDITS:
Le petit Lieutenant
Regia: Xavier Beauvois
Titolo originale : Le petit lieutenant
Interpreti : Nathalie Baye, Jalil Lespert, Roschdy Zem, Antoine Chappey, Jacques Perrin, Bruce Myers
Sceneggiatura : Cédric Anger, Xavier Beauvois, Guillaume Bréaud, Jean-Eric Troubat
Fotografia : Charoline Champetier
Montaggio : Martine Giordano
Suono : Emmanuel Augeard, Eric Bonnard, Jean-Jacques Ferran
Prodotto da: Pascal Caucheteux, Martine Cassinelli
Produzione : Why not production
Data di uscita : 2005
Versione Koch Lorber Films:
Lingua: francese (dolby digital 2.0)
Colore: si
Sottotitoli: inglese
Regione: 2
Formato: 1:85.1
Sistema: NTSC
Numero di dischi: 1
Divieto: no
Studio: Koch Lorber Films
Durata: 110 minuti
Contenuti speciali: Trailer originale, galleria fotografica
Versione Studio Canal:
Lingua: francese (Dolby digital 5.1, Dolby surround)
Colore: si
Sottotitoli: inglese
Regione: 2
Formato: 1:85.1
Sistema: NTSC
Numero di dischi: 1
Divieto: no
Studio: Studio Canal
Durata: 110 minuti
Contenuti speciali: Intervista a Nathalie Baye, analisi delle sequenze, intervista con Xavier
Beauvois ed il suo cosceneggiatore