“The Road to Guantanamo” di Michael Winterbottom e Mat Whitecross

di Daniela Catelli

Tragici i fatti narrati in forma fintodocumentaristica nel film di Michael Winterbottom e Mat Whitecross The Road to Guantanamo, vincitore dell’Orso d’argento al festival di Berlino.
Quattro ragazzi pakistani di Londra decidono di recarsi nel paese di origine per le nozze di uno di loro. Da lì, incautamente, andranno in Afghanistan, uno di loro scomparirà, e i tre rimanenti finiranno coinvolti in una lunga marcia senza poter tornare indietro, trasportati fino al cuore di una roccaforte talebana, dove verranno arrestati e consegnati agli Americani.

Le immagini degli incappucciati resi tristemente celebri dai resoconti dell’inferno di Abu Graib tornano a tormentarci in questo film, in cui tre attori ci fanno rivivere con straziante realismo quello che i veri protagonisti ci raccontano. Le torture fisiche e psicologiche, tese a spezzare la volontà e la dignità dei prigionieri, l’assoluta mancanza di rispetto per chi non è più un essere umano ma solo il nemico, colpevole già prima di essere giudicato, la violenza cieca e insensata, rievocano nella mente i lager nazisti. Ed è con vergogna che ci rendiamo conto che stavolta gli aguzzini non indossano stivali di pelle e frustini, non portano la svastica sul braccio, ma sono soldati e funzionari esponenti di una democrazia considerata civile e superiore, in cui il fine giustifica i mezzi, ma i mezzi non sempre aiutano a raggiungere il fine.

L’intento di Whitecross e Winterbottom nel raccontare questa storia, in fondo a lieto fine, tra le centinaia di cui non conosceremo mai l’esito, non è quello di giustificare in qualche modo l’insensata e distruttiva violenza del terrore e delle bombe, ma solo di indurci a riflettere su quello in cui ci possiamo trasformare. In fondo ogni uomo, sembrano dirci, nasconde in sé una bestia oscura che basta poco per riportare alla luce.

da La linea dell’occhio 56

The Road to Guantanamo
di Michael Winterbottom, Mat Whitecross
con Riz Ahmed, Farhad Harun, Waqar Siddiqui, Arfan Usman
Gran Bretagna 2006. Durata: 95 minuti.


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