“La pazza gioia” di Paolo Virzì

dalledi Riccardo Dalle Luche

Le questioni psichiatriche sono troppo delicate e complesse, troppo intrinsecamente drammatiche, e, sotto molti aspetti, troppo ambigue, imprevedibili e irrappresentabili, perché possano diventare, senza importanti trasposizioni retoriche e autoriali, nuclei centrali  di un film, tanto più di una commedia. Certamente non sono comiche, se non svilendole in macchiette da varietà.

Non vanno confuse, come talora si fa nei film, con fattori sociali e politici, sentimentali e sentimentalistici, con le situazioni-tipo della commedia all’italiana.

Infine, non vanno identificate, confuse e ridotte al bric a brac di teorie e pratiche del tutto sorpassate. Richiedono dignità, come chi ne soffre. Neppure il pur bravo Paolo Virzì, forse anche un po’ malconsigliato dai consulenti tecnici in sede di sceneggiatura, riesce a fare un film decoroso con protagonista due “pazze”.

Il film è un accozzaglia di situazioni poco realistiche, a stento mascherate dalla bravura delle due interpreti, ambientato in improbabili comunità terapeutiche che somigliano al manicomio di Trieste ai tempi di Basaglia, con tanto di marco Cavallo, in Ospedali Psichiatrici Giudiziari (che da un po’ di tempo sono chisui), in parodie di fughe on the road alla “Thelma e Louise” di Ridley Scott (1991) o al bellissimo “Butterfly Kiss” di Winterbottom (1995) (film, questi sì, da rivedere); mostra situazioni familiari così tipiche da rimandare alle obsolete teorie delle madri schizofrenogene e dei padri assenti, ambientazioni scontate, come ville di alta classe popolate di buzzurri e parvenues o vecchie madri costrette a fare da badanti a ricchi morituri con la sola speranza di ereditare.

Per quanto riguarda i due personaggi centrali, Donatella (Micaela Ramazzotti) è una  parodia di luoghi comuni sul disturbo borderline e la tossicodipendenza: non le manca nulla, autolesionismo, tatuaggi, promiscuità, farmacotossicofilia, improbabili complessi di Edipo irrisolti ed infine uno spettacolarissimo tentato suicidio-allargato, ma, naturalmente, nasconde un cuore d’oro e perfino un’inaspettata maturità nei momenti più critici: ormai anche le diagnosi vengono parodizzate;  ma Donatella è soprattutto troppo tonta, troppo povera e troppo tossica, tre caratteristiche che raramente vanno insieme, per essere una vera “borderline”.

La aristocratica nobile, Beatrice Morandini Valdirana, (preferivamo l’originale: la contessina Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare), interpretata peraltro da una bravissima Valeria Bruni Tedeschi, è una parodia degenerata di un typus femminile della destra d’alto bordo, megalomane, intelligente, egocentrica e fatua, ma naturalmente anche lei ha forti sentimenti passionali e, naturalmente, nasconde un cuore d’oro.

Anche le malate di contorno sembrano uscite da film degli anni ’50 come “La fossa dei serpenti” di Litvak (1948) piuttosto che dal manicomio-tipo di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Forman (1975). Virzì: la psichiatria è radicalmente cambiata e le battaglie antipsichiatriche appartengono ormai solo alla storia.

In tutto questo guazzabuglio segnalerei anche la pessima fotografia di Vladan Radovic, tutta handycam troppo traballante e sfocature pseudoartistiche, che non rende neppure ragione del fascino delle location, Viareggio per primo.

Virzì ad un certo punto sembra quasi accorgersi del fallimento della sua operazione facendo lamentare alla ricca madre di una delle due folli che, per pagare i debiti fatti dalla figlia la famiglia è  costretta “ad affittare la villa al cinema italiano”; in effetti, questo film sembra proprio quello girato nella villa della vecchia aristocratica, un film caciarone, artificioso, pretenzioso, che non rappresenta affatto la realtà, che non coinvolge, non commuove e, solo raramente, grazie alla Bruni Tedeschi, strappa qualche risata.

dalle 2LA PAZZA GIOIA

di Paolo Virzì

con Valeria Bruni tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Marco Messeri, Anna Galiena.

Italia 2016. Durata: 118 minuti

angelo carchidi said,

Maggio 27, 2016 @ 09:25

Condivido tutto. Mi sono molto stupito però nel vedere le reazioni estremamente positive delle persone attorno a me (mia moglie ha pianto per mezz’ora!). Forse l’essere psichiatri ci fa vedere il film con altri occhi.

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