“La comune” di Thomas Vinterberg

la_comune_foto1di Riccardo Dalle Luche

Un pezzo di storia personale, ed un pezzo di storia generazionale, riemerge dal rimosso di questo bellissimo film realista di Thomas Vinterberg, parco e raffinato autore danese nato col manifesto Dogma (“Festen” , 1998,), ed evoluto come raffinato narratore di sentimenti e drammi personali (il bellissimo “Il sospetto, 2012). Il breve periodo degli anni ’70 in cui la critica alla famiglia portava a sperimentare nuove forme di convivenza collettiva, che però, almeno stando a questo film, non intaccavano la struttura nucleare della coppia e della genitorialità, è qui riprodotto magistralmente, come lo sono le strade di Copenhagen popolate di macchine di quell’epoca. La vita della comune, con le sue regole democratiche (le decisioni su chi ammettere, i beni in comune, le decisioni assembleari, i turni per le faccende domestiche) ma anche gli spietati mezzi usati per farle rispettare (la roba lasciata in giro e in terra viene bruciata), è ricostruita solo da chi può averla vissuta, come il regista, che vi ha abitato dai 7 ai 19 anni. Il film è, quindi, un tuffo nella memoria della prima giovinezza del regista, ma, per procura, anche di quelli della mia età che allora erano ragazzi e di “comuni” perlopiù sentivano parlare in riferimento soprattutto alla vita hippy.  Basterebbe questo e la perfezione formale della narrazione, l’uso magistrale, tutto scandinavo, dei primi piani, l’interpretazione eccellente degli attori, sopra tutti Trine Dyrholm, a raccomandare la visione di questo film passato, in sostanza, in sordina sui nostri schermi.

Ma c’è nel film molto di più: temi cari al regista, come lo sguardo dell’infanzia su adulti confusi e egocentrici, e, soprattutto, il conflitto estremo fra sentimenti e ideali condivisi, qui espresso nella situazione-limite di Anna, l’ideatrice della comune, costretta a rimanervi anche quando il marito vi porta, con il permesso democratico dell’assemblea, la sua nuova, giovane compagna. Raramente abbiamo visto sugli schermi con assoluto realismo la sofferenza di una donna abbandonata, che, come comunemente accade, non ha il permesso di “chiudere gli occhi” rispetto alla rivale e, nello stesso tempo, si sente in obbligo di continuare ad accettare le regola della vita comune. Magistrale è, in particolare, la descrizione dell’attacco di panico che coglie Anna mentre cerca di continuare a fare il suo mestiere di giornalista televisiva.

Aldilà della indiscusse capacità, vorremmo che, anche in Italia, ci fosse un regista realista come Thomas Vinterberg, capace di non trasformare i drammi borghesi in commediole da botteghino e lasciare che i sentimenti più veri e profondi passino dallo schermo alla mente dello spettatore senza alcun espediente retorico che li svuota di ogni significato.

LA COMUNE

Un film di Thomas Vinterberg. Con Trine Dyrholm, Ulrich Thomsen, Helene Reingaard Neumann, Martha Sophie Wallstrom Hansen.

durata 111 min. – Danimarca 2016.

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