“La conquista dell’inutile” di Werner Herzog

di Gianni Quilici

werner herzogHerzog è un grande regista cinematografico? Sì, perchè è un esploratore che ha creato e continua a scoprire molti universi cinematografici con uno stile sopratutto suo, herzoghiano. Questo lo scrivono e pensano in molti. Non si sa invece, o molto poco, che è anche uno scrittore. Senza aggettivi, almeno per ora. Questo diario ne è la dimostrazione. Leggetelo, se volete lasciare almeno per qualche giorno la comoda, nonostante tutto, vita quotidiana occidentale.
E’ un libro dentro la lussureggiante foresta amazzonica, di chi vive la paurosa grandezza di luoghi nei quali la natura ha una forza, a volte, devastante. E Herzog la vive non da regista privilegiato, ma da uomo tra indios, animali domestici e feroci, dentro lo scatenamento delle furie atmosferiche, rischiando spesso la vita. nel tentativo (riuscito) di fare non soltanto un film, Fitzcarraldo, ma di compiere nella realtà stessa l’impresa titanica, che la pellicola ha poi rappresentato: trasportare una nave, facendole valicare una montagna nella foresta dal Rìo Camisea al Rìo Urubanda, due affluenti del Rio degli Amazzoni.

Ciò che sorprende, in questo viaggio ad alta tensione e lontanissimo dalla vita quotidiana d’un occidentale, è l’Herzog scrittore: precisione di dettagli, velocità di scrittura, asciuttezza di linguaggio, in cui il sé è considerato con il distacco di un entomologo, realismo e visionarietà; visioni che diventano per eccesso di disperazione poesia di tipo surrealista, quasi uno Chagall a tutto spazio:

Vorrei essere altrove, dove gli esseri umani volano via sopra i campanili, i campanili sopra i campi coltivati, le navi sopra le montagne, i continenti sopra gli oceani.

Werner Herzog. La conquista dell’inutile. Oscar Mondadori, 2007. 347 p. € 9.

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